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La sociologia dei consumi è la scienza che esplora i molti universi di significato in cui oggi viviamo noi consumatori.

Interessanti riferimenti storici e culturali,  strumenti necessari al buon comunicatore, consulente marketing,  si possono trovare nel testo “La Sociologia dei Consumi”, 2010, di Peter Corrigan.

La sociologia dei consumi è la disciplina che analizza le relazioni tra produzione e consumo.

Chi si occupa di produzione e consumo dovrà tenere conto, in un prossimo futuro, della notevole differenza di oggi da allora, e dello spaventoso aumento esponenziale

dell’immagine di sè-consumatore.

Gli attuali universi digitali social  mi ricordano McCraken e le sue considerazioni che collegano i modelli di consumo alla politica, all’economia e alla cultura della “soddisfazione di sé”.

“…per evitare di perdere il loro potere, i nobili alla corte di Elisabetta I, avevano innescato un meccanismo competitivo che alimentava tra loro una gara ad un consumo spietato di beni di lusso assai ostentati.

La cosa importante per i nobili era quella di affermare la discendenza della propria famiglia, ma dal momento in cui si trovarono a corte, il baricentro si spostò sull’affermazione dell’individualità.

I nobili alla corte di Elisabetta I Tudor, iniziarono  a spendere denaro per sé stessi, cambiando di conseguenza il rapporto con gli oggetti che possedevano.

Nasce un valore nuovo, che mette a confronto Moda Vs Patina” .

Che cosa è la patina: la patina  rappresenta il segno di usura dell’oggetto che ad esempio nell’epoca elisabettiana,  delineava la bravura della famiglia nobile nel tramandarlo.

La patina permetteva ai nobili di distinguersi per ricchezza.

La famiglia arricchita da poco e rapidamente, creava un senso di sfiducia tra i nobili: come l’hai acquisita puoi perderla.

La patina divenne ben presto lo strumento di difesa dei più ricchi verso i falsi ricchi, i nuovi borghesi…”

Oggi diversamente da allora, la relazione tra produzione e consumo, non passa più dalla corte di Elisabetta I, e se di patina dobbiamo ancora parlare, meglio tramandare tra i vari oggetti, 

LIBRI, sopratutto libri, piuttosto che riviste o teli da mare.

Gli universi Social  amplificano notevolemente l’immagine di sè.

Il calderone social, il melting pot globale, non tiene conto della “grammatica della moda”:

“L’abito non serve soltanto a proteggere dal freddo o dal caldo, ma distingue il militare dal civile, il prete, il poliziotto, la hostess, il giocatore di una squadra di calcio da quella di un’altra. Abiti, cappelli, orecchini, collane, teli da mare, hanno una funzione di richiamo, come le piume degli uccelli o le corna del cervo.

L’abbigliamento è un linguaggio. L’oggetto un indizio. La moda è uno di questi.
Basti l’esempio della pelliccia indossata dal nostro uomo primitivo per ragioni squisitamente funzionali.
 
Aveva freddo e si copriva, è indubbio. Ma è altrettanto indubbio che nel giro di pochi giorni dall’invenzione della prima pelliccia si sarà creata la distinzione tra bravi cacciatori, muniti di pelliccia conquistata a duro prezzo e gli altri, gli inetti, i senza pelliccia.”

La nuova corte è l’agorà virtuale. La nuova regina si chiama AI: Intelligenza Artificiale.

 

Un telo da mare con 12,2 milioni di visualizzazioni, 132,4K commenti, e 85,2K reindirizzamenti sarà in grado in un prossimo futuro di plasmare l’economia

e la cultura della “soddisfazione del sè” ?

Un telo da mare,  in un prossimo futuro sarà in grado di orientare a piacimento nuove tendenze, nuovi valori, e perchè no, confondere gli inetti per bravi cacciatori ?

 

  L’ESTATE STA FINENDOLIBRI APERTI E TELI NEL CASSETTO.  

 

 

Riziero Di Pietro

 

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